Percorsi supportivi

Scritto da Clips.

Attraverso i percorsi supportivi lo psicologo clinico agevola il cambiamento dei processi di adattamento alle frustrazioni, rafforzando i meccanismi di difesa maggiormente adattivi e le risorse funzionali esistenti. L’obiettivo principale è quello di facilitare l’individuo a ristabilire l’equilibrio interno minacciato o disturbato dal momento critico e quindi tornare al livello di funzionamento precedente, integrando l’esperienza di sofferenza.

La principale differenza rispetto alla psicoterapia (terapia “ricostruttiva” o “del profondo”) è che quest’ultima sfida le resistenze dell’inconscio per cercare “un’interpretazione che non si arresti alla superficialità della consulenza pragmatica” (Parenti, 1975).

Nella psicoterapia i principali obiettivi sono dati, invece, dall’analisi delle difese e dallo svelamento dei contenuti inconsci che comportano un cambiamento nelle modalità relazionali e comportamentali dell’individuo. Attraverso l’ insight e la graduale risoluzione dei conflitti intrapsichici, terapeuta e paziente cercano una modificazione della percezione del bisogno, un cambiamento dei meccanismi difensivi e delle risposte cognitive ed affettive stereotipate, precedentemente attuati e non più necessari.

Il sostegno psicologico permette una focalizzazione del lavoro su temi specifici ed una prospettiva temporale più contenuta (sei mesi/un anno). Nel contratto terapeutico, temi e tempi devono essere esplicitati.

Un evento critico di vita (nascita di un figlio, separazione, lutto, difficoltà nel proprio ruolo genitoriale con i figli in crescita, problemi in ambito lavorativo, etc…) può essere affrontato efficacemente con un percorso supportivo.

Nella prassi, non è inusuale che una persona si impegni in un lavoro psicologico di sostegno, maturando in seguito una richiesta di lavoro psicoterapeutico. Tale evoluzione, quando accade, deve essere esplicitata e ri-negoziata.

Il contratto terapeutico può modificarsi, ma deve rientrare all’interno dell’alleanza terapeutica, ovvero discusso, chiarito nel metodo e negli obiettivi, partecipato. Il rispetto di questi criteri garantisce un ri-orientamento fluido e non confusivo del percorso in atto, una possibile (ma non necessaria) evoluzione positiva nata all’interno di una relazione di cura vitale e costruttiva.

Un esempio pratico: cambia la dicitura sulla fattura. Sembra banale, ma non lo è.

Bibliografia: Le attuali frontiere della psicologia clinica , Mario Fulcheri, Centro Scientifico Editore, 2005, Torino