Dopo la separazione. Risposte disfunzionali e potenzialità di riorganizzazione delle relazioni

Scritto da Clips.

Le modalità di risposta alla separazione sono legate a svariati fattori, soprattutto relazionali. L’energia legata all’attaccamento persiste nelle separazioni, e, superato un livello critico di intensità, mette in moto dei meccanismi difensivi che diventano parte integrante delle disfunzioni relazionali della coppia separata. Non esistendo la possibilità di soddisfare i bisogni legati alla relazione intima, spesso si scatena l’aggressività agita direttamente o tramite i figli.

Si possono osservare varie e molteplici modalità difensive dall’angoscia di separazione attraverso processi di scissione e di identificazione proiettiva tesi a negare la separazione stessa.

Spesso, all’inizio, soprattutto da parte del coniuge che ufficialmente ha preso l’iniziativa, la negazione riguarda persone (anche i figli), eventi, luoghi, situazioni collegate al partner. Nel contesto di un disagio relazionale sempre più ampio si può arrivare a manifestazioni psicopatologiche legate sì a caratteristiche di personalità di tipo disfunzionale, ma non definibili attraverso una specifica nosografia di tipo psichiatrico proprio per la prevalenza della patologia relazionale (Malagoli Togliatti, 1990). Nell’ambito di queste patologie relazionali anche i figli hanno un loro ruolo, ad esempio possono dover rassicurare uno dei genitori attraverso meccanismi di lealtà invisibili (Boszormenyi-Nagy, 1967), ma estremamente pervasivi, che li portano a rifiutare l’accesso al genitore separato: la triangolazione già sperimentata continua ad inquinare i rapporti familiari.

Un’altra modalità difensiva utilizzata nella separazione è l’ acting out nelle sue molteplici forme, che può essere interpretata come una valvola di sicurezza attraverso cui si manifesta la conflittualità. Le stesse tattiche utilizzate dai figli per cercare di ricompattare la coppia genitoriale possono accrescere il dissidio tra i genitori. Pensiamo ad esempio alla “sorveglianza dei costumi sessuali del genitore affidatario” agita dai figli, che spesso boicottano le relazioni affettive della madre o del genitore con cui abitano, per il timore di perdere “per colpa” degli impulsi sessuali anche questo genitore (oppure “per difendere” il genitore che non vive più con loro da un ulteriore allontanamento/esclusione, ndr). Ricordiamo per inciso che come il figlio è un soggetto attivo nelle relazioni della famiglia normocostituita così lo è nelle relazioni tra gli attori della famiglia separata.

Nella riorganizzazione delle relazioni tra i vari membri della famiglia separata il bambino è un vero e proprio agente trasformatore (Santi, 1983) che può essere coinvolto nelle lotte distruttive degli ex-coniugi ma anche in senso positivo nei processi di rielaborazione e di ristrutturazione data la “innata” tendenza alla salute (Winnicot, 1974) del soggetto in fase evolutiva.

Bibliografia: “Individuazione e attaccamento nella separazione coniugale” di Marisa Malagoli Togliatti in La mediazione familiare, per una regolazione della conflittualità nella separazione e nel divorzio , a cura di Ritagrazia Ardone – Silvia Mazzoni, Giuffrè Editore, 1994 – Milano